Diario di viaggio: Croazia a quattro ruote

Diario di viaggio: Croazia a quattro ruote

Era arrivata l’estate e si avvicinava un compleanno da festeggiare.

Purtroppo non il mio, ma comunque un’ottima occasione per riempire al volo due valigie e partire. Reduci da una manciata di sogni, o meglio viaggi, infranti verso le spiagge da cartolina del Messico, io e il mio compagno abbiamo deciso di buttarci su destinazioni più vicine.

Vista la situazione, era il momento giusto per visitare un paese che avevo adocchiato da anni: la Croazia.

Come racconto in questo articolo, ero già stata in Croazia ma non avevo avuto modo di esplorarla e godermi sole e mare.

Così, prese valigie, spuntini e la mia immancabile guida Lonely Planet, ci siamo messi in macchina e siamo partiti per questo nuovo viaggio.

Primi giorni fra storia, natura e romanticismo

Prima tappa Pola, per concederci un po’ di cultura e riposo dopo le numerose ore trascorse sul sedile della nostra Corolla.

Essendo arrivati tardi, ci siamo subito scontrati con il problema “cena” e abbiamo racimolato qualcosa da mangiare al primo bar che ancora era aperto.

Un piccolo appartamento in periferia, un tramonto romantico dal balcone contornato di piante colme d’uva e una visita al Colosseo.. croato. Una ventata d’aria italiana oltre i confini, tutta da contemplare.

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La giornata era molto ventosa, ma il tempo ci ha regalato un sole caldo e alto nel cielo. Dopo un lasso di tempo indefinito, abbiamo trovato il luogo per noi. Quella mattina il parco brulicava di vita: molti turisti e abitanti del luogo erano alla ricerca di un momento di relax. La nostra scelta è ricaduta su una spiaggia rocciosa nascosta dietro una collina: era quasi deserta. Che meraviglia!

 

L’aria fresca muoveva l’acqua e deliziava la pelle con una piacevole brezza marina, le rocce scaldavano il corpo e di tanto in tanto il richiamo di un gabbiano si fondeva con l’armonico suono delle onde.

 

Dopo una mattinata di completa tranquillità e relax, abbiamo deciso di andare a mangiare la nostra deliziosa insalata di avocado in un’altra parte del parco e ci siamo rimessi in marcia. Nel pomeriggio abbiamo optato per gli scogli. Il mare vantava una gamma di bellissime sfumature dall’azzurro acceso al verde delicato. I gabbiani si posavano vicini, sfruttando le correnti d’aria e regalandoci fugaci pensieri di libertà; poi atterravano delicatamente su una roccia per prepararsi alla ricerca del pranzo.

Diario di viaggio: Croazia a quattro ruote

la bellezza degli imprevisti

La terza tappa si trovava a qualche ora dalla penisola: Cres.

Qui è cominciata la vera avventura, alla ricerca di luoghi e spiagge nascoste.

La prima che ha attirato la mia attenzione è stata Galboka Beach, nella Baia di Verin.

Una volta percorsa l’unica strada ben asfaltata dell’isola e preso il bivio segnalato dal navigatore sono iniziati i dubbi. Ci siamo ritrovati in un labirinto di stradine sterrate, lungo le quali erano dislocati qua e là cancelli in disuso. I sentieri, in alcuni punti molto stretti e costeggiati da muretti di pietra, erano incorniciati da un paesaggio brullo e selvaggio, senza alcuna traccia di civilizzazione.

C’erano solo arbusti, rocce ed il rumore silenzioso della natura che, di tanto in tanto, veniva interrotto da qualche corvo dal piumaggio nero lucente.

Dopo circa mezz’ora di tragitto che era sembrato infinito, ci eravamo persi.

Le mappe segnavano una strada impossibile da seguire e tremendamente lontana dal mare. Salite, discese, curve e silenzio. L’unico suono erano le ruote pesanti della nostra auto (ibrida) che sfrigolavano sulle pietre.

Dopo aver tentato di chiedere indicazioni a due anziani signori del luogo trovati per caso, senza successo (parlavano soltanto croato, ora puoi capire perché nella mia guida al turismo sostenibile consiglio di imparare un minimo di lingua locale! ), eravamo arrivati ad un punto apparentemente morto da cui si districavano tre possibili direzioni, tutte deserte.

Una mappa della Croazia trovata lungo il percorso

Lasciata la macchina per andare in esplorazione, abbiamo notato di non essere soli: all’ombra di piante e arbusti riposavano numerose pecore e di tanto in tanto, un cerbiatto ci tagliava la strada per immergersi nel verde. L’ansia di una destinazione irraggiungibile ci aveva impedito di notare quanta bellezza fosse presente attorno a noi.

Prima di capire quale fosse la via giusta, abbiamo esplorato tutte le possibili direzioni e ci siamo imbattuti in un enorme casolare abbandonato (e .. inquietante!), qualche casa molto rustica e svariati altri cancelli.

La stradina che ci avrebbe condotto ad un piccolo paradiso nascosto si articolava fra muretti e vegetazione per poi aprirsi sulla costa lasciando spazio al mare: un gioco di colori accesi e vivaci, in armonia fra loro, che riempie gli occhi di meraviglia.

Fatica e incertezza erano valse la pena. Eravamo arrivati.

La giornata è trascorsa come in una favola, fra gioia, relax e leggerezza.

Galboka Beach: diario di viaggio croazia a quattro ruote

L’esplorazione dell’isola è continuata con la ricerca di Plaza Kruscica, altro gioiellino incastonato fra boschi e mare.

Da qualche giorno avevo cominciato un libro che parla della pratica giapponese Shinrin-yoku, o “bagno nella foresta”, quando mi sono ritrovata a vivere questa esperienza parallela.

Plaza Kruscica si trova nella zona centrale dell’isola. 

La mattina ci siamo preparati e messi in viaggio sulla strada principale dell’isola, seguendo la mappa fino ad una ipotetica strada laterale. 

Tutto bene, finché abbiamo notato che la strada non c’era. Niente diramazioni, niente cartelli.

Abbiamo proseguito fino alla prima piazzola sterrata dove abbiamo accostato e cercato di capire come si potesse raggiungere il mare. La macchina quel giorno aveva finito il suo viaggio. Così abbiamo parcheggiato e ci siamo messi in marcia verso uno scorcio di isola brullo simile a quello già visto che conduceva ad un bosco silenzioso e pacifico.

Lungo il percorso spesso ci siamo chiesti se la direzione fosse quella giusta: da un’unica via, man mano che scendevamo verso il mare comparivano stradine e sentieri che puntavano nelle più svariate direzioni e di tanto in tanto qualche pecora faceva capolino. Ci guardava e tornava a brucare.

Fresca di lettura, ho deciso di provare a godermi in maniera più consapevole la camminata, e osservare con attenzione i dettagli.

Gli alberi fluttuavano cullati dal vento in un fruscio delicato, la terra arida emanava calore e gli scarabei stercorari lavoravano meticolosi ripulendo i sentieri.

L’armonia circostante ha reso questa camminata magica, quasi surreale e quando finalmente davanti agli occhi avevo il mare, mi sentivo totalmente rilassata e serena. Un’altra esperienza memorabile, un altro ricordo indelebile.

Noi, il mare ed il vento.

Il tempo è passato lento ma pieno, e nel pomeriggio siamo tornati verso casa prima che il sole tramontasse avvolgendo il bosco in una totale oscurità.

quando pensavo di non farcela

L’ultima tappa prima di rientrare in Italia è stata Lubenice, con la sua spiaggia e la rinomata Grotta Blu.

In paese, vicino casa abbiamo notato spesso cartelli che pubblicizzavano escursioni nei dintorni di Lubenice e abbiamo deciso di organizzare un’escursione fai da te.

La mattina siamo partiti, incuriositi da quel luogo così conosciuto e allo stesso tempo remoto. Senza sorpresa ci siamo ritrovati a viaggiare lungo stradine strette costeggiate da alti muretti di pietra, rustici e bianchissimi. La località di Lubenice si staglia sulla punta di una graziosa collina da cui si può vedere il mare perdersi nell’orizzonte.

Il parcheggio era quasi vuoto ed eravamo anche qui ben lontani dal livello del mare. Una volta assaporato lo splendore di quel paesaggio da cartolina, abbiamo visto un piccolo cartello che indicava la via per la spiaggia. Sul momento non volevo crederci.

[bctt tweet="Non si ricordano i giorni, si ricordano gli attimi."]

Il sentiero si ergeva sul lato della collina, selvaggio, aspro e totalmente in verticale. Il terreno dissestato si inoltrava poi nel bosco dove si poteva beneficiare di un po’ d’ombra prima di arrivare al versante brullo e arbustivo in cui il sole sembrava bruciare ad un palmo di distanza da noi. Infine arrivava la discesa, ripida e instabile, e dopo qualche scivolone siamo arrivati.

Una spiaggia di massi bianchissimi accoglieva l’acqua azzurra del mare e sul lato dell’insenatura si potevano scorgere i lineamenti di una grotta dai riflessi di un blu intenso. Uno spettacolo che valeva la fatica per raggiungerlo.  

Da riva potevamo scorgere il brulicare della vita subacquea: una volta indossata la maschera, un nuovo e meraviglioso sfondo si è aperto davanti a noi. Banchi di pesci appartenenti ad ogni genere e specie, meduse eleganti, piccolissime ed innocue, piante che armoniose ondeggiavano quasi accarezzando l’acqua. Dove si aprivano le rocce della grotta la luce filtrava guizzante fra gli scogli in un tripudio di scintille luminose.

Come mi era capitato di leggere in una recensione, sicuramente ciò che si ricorda molto bene è il viaggio, ma la meraviglia di quel luogo lo rende una tappa imperdibile.

Il ritorno mi ha messo a dura prova. L’acqua scarseggiava, il caldo sembrava insopportabile e la sete offuscava la poca lucidità che mi restava. Non ho mai amato le salite ripide. Sull’orlo di un esaurimento nervoso, sono riuscita a risalire un po’ per volontà di superare i miei limiti, un po’ grazie al sostegno del mio compagno che pazientemente ha sopportato il momento.

Una volta rientrati, abbiamo capito che avventure ed imprevisti ci avevano unito e aiutato a crescere.

Ora mi preparo per un nuovo viaggio.. e tu sei pronto per la prossima destinazione ?  

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La scrittura è ciò che mi connette alle persone, l’amore per la natura il filtro con cui vivo ed immortalo le esperienze vissute; non mancano mai la voglia di imparare, osservare e sorridere al mondo e condividere le mie esperienze con chi ha le stesse passioni.

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